Il mondo di Prizita (Brigida)

pastore-femmArticolo di Anna Kauber. Tratto da Pastore: Femminile, Plurale

“Dì che sei mia amica”…Nessuno ci contava, perché lei è una donna molto particolare e solitaria. Non accoglie bene le persone, men che meno quelle mai viste. Come me e – tutto sommato – come Alessandra, che pur essendo del luogo non l’aveva mai conosciuta direttamente. Già: perché di Prizita tutti parlano e pensano di sapere fatti e miracoli.. Ma nessuno, NESSUNO, ha mai davvero avuto voglia di ascoltarla, di passare tempo con lei per cercare di conoscerla sul serio. E raccogliere la verità. “Dì che sei mia amica”: questo mi ha detto dopo due giorni. Perché alla fine – subito dopo avermi guardato, a lungo, negli occhi – Prizida mi ha accettato. Riconosciuto. Con sguardo acuto e penetrante, ha sicuramente sondato il mio animo, scrutandone le motivazioni. “Vorrei che tu mi raccontassi la tua vita, il tuo lavoro di pastora, le gioie e i dolori”, le ho chiesto.

“Signo’, la mia vita è stata una vita dura, se lei sapesse cosa ho passato…”. Avevo passato l’esame, e lei mi ha accolta nel suo mondo. Nei nostri due incontri, io e Alessandra (che molto spesso ha assunto il ruolo di traduttrice) siamo state trasportate in una dimensione speciale, unica. Di alternante sguardo e comportamento ironico e acuto, malinconico e fatalistico, rassegnato e combattivo. Nel racconto di Brigida si passa senza cesure dall’analisi dei fatti oggettiva e analitica (talvolta addirittura cruda) alle visioni, agli eventi inspiegabili e misteriosi. In lei questi due (opposti) livelli di percezione sono assolutamente fusi, amalgamati e intrecciati. Non c’è alcun conflitto fra il reale e l’immaginario: hanno la stessa importanza e entrambi concorrono in modo paritario allo sviluppo della sua storia personale. L’esistenza di Brigida (oggi ottantaduenne e pastora da quando di anni ne aveva cinque) si è articolata – senza per lei alcuna contraddizione – vuoi fra i morsi della fame e le prassi di accudimento agli animali vuoi con le apparizioni di San Giuseppe o i malefici di qualche compaesana cattiva e invidiosa.

Ma sarebbe sbagliato credere che Brigida sia un po’ matta, o semplicemente “una persona ignorante e superstiziosa”. Non è così: Prizita è una donna molto intelligente, acuta, divertente, vivace. Conosce le persone, le intuisce: e non sbaglia. Ogni cosa che ha fatto (le innumerevoli mansioni, anche dure, che le sono state imposte fin da piccina) l’ha fatto al meglio. E’ generosa, anche affettuosa, se ti accetta. E’ curiosa, capisce bene tutto.

Semplicemente direi questo: Brigida è stata educata al catechismo; da pastora, ha passato tanta vita da sola – rispetto agli umani – ma sempre insieme alle pecore e alle capre. E sempre al pascolo, in mezzo all’ambiente naturale. Di tutto questo Prizita si è nutrita: come Bernadette, la pastorella di Lourdes, un pochino, no?

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