Ecoreati e caos normativo in materia di rifiuti

rifiutiArticolo di Andrea Merusi.

Mentre il disegno di legge che prevede l’introduzione dei reati ambientali nel codice penale torna in Senato e si indirizza verso il via libera definitivo, entrano in vigore le disposizioni introdotte dal “Decreto Competitività” (Decreto-Legge 91/2014, convertito dalla Legge 116/2014) relative alla classificazione dei rifiuti pericolosi. Disposizioni che destano non poche perplessità a causa di indicazioni imprecise e, soprattutto, perché fra poco più di 3 mesi saranno nuovamente riviste a seguito dell’entrata in vigore delle normative europee emanate poche settimane fa sullo stesso tema (Regolamento (UE) n. 1357/2014 e Decisione 2014/955/UE).

Gli addetti ai lavori attendono speranzosi che il Ministero dell’Ambiente chiarisca in tempi brevi come si sposeranno la normativa nazionale e quella europea e nel frattempo cercano di districarsi tra le complicate trame della normativa italiana in campo ambientale senza incappare nello spauracchio SISTRI (sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti) che fino a qualche anno fa era dato per morto e adesso ritorna con grande insistenza. E proprio dal sito ufficiale del software spicca in home page una nuova, lampeggiante, icona “news”, che ci segnala che sono in corso modifiche al software, in particolare nell’Area Movimentazione rifiuti, che è quella fondamentale per il corretto funzionamento del sistema.

Tutta questa confusione normativa fa pensare che siamo ancora lontani dall’implementare un sistema efficace di riduzione e gestione dei rifiuti nel nostro Paese, ma gli ultimi dati pubblicati dall’ISPRA ci ricordano come sui rifiuti, in Italia, non si debba mai abbassare la guardia perché le problematiche sono sempre dietro l’angolo. La quantità di rifiuti speciali che sono prodotti in Italia è quattro volte quella dei rifiuti urbani – ha dichiarato Bernardo De Bernardinis, presidente dell’istituto – ed è in aumento la quota di quelli classificati “pericolosi”, talvolta provenienti da attività economiche “non individuate” o “non censite” nei parametri Istat.

Introdurre i reati ambientali nel codice penale è sicuramente un passo importante nel processo di contrasto all’inquinamento ambientale, per cui auspichiamo una chiara approvazione senza sorprese dell’ultimo minuto, ma la speranza è che sia solo l’inizio di un processo di miglioramento della gestione dei rifiuti speciali e urbani che deve innanzitutto ridurre la produzione di rifiuti alla fonte, semplificare la procedure operative e garantire adeguate sanzioni a chi commette illeciti ambientali.

Andrea Merusi

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