C’è chi la ama e chi la odia. Stiamo parlando della raccolta differenziata dei rifiuti, strategia fondamentale per recuperare il più possibile i rifiuti prodotti e diminuire quelli destinati ad inquinare in discarica o negli inceneritori.
Sono stato sempre favorevole alla raccolta differenziata anche se ritengo sbagliato considerarla come la soluzione di tutti i mali derivanti dai nostri scarti. Riciclare i rifiuti attraverso la raccolta differenziata è solo una parte del ciclo della corretta gestione delle “4R”: Ridurre la produzione dei rifiuti, Riutilizzarli, Riciclarli, Recuperarli. Inoltre è un sistema fragile, basta infatti che poche persone in una comunità non la applichino per mettere a rischio l’intero impianto.
Detto questo non posso che condividere la posizione dell’associazione ambientalista Legambiente Parma che con grande serietà ha affrontato il problema che si è presentato nella città ducale e ha avanzato proposte di risoluzione.
Di seguito riportiamo il documento.
Andrea Merusi
Raccolta differenziata: apportare modifiche ma non cambiare modello
Analisi e proposte di Legambiente
(Documento del Direttivo di Legambiente Parma – approvato mercoledì 18 giugno 2014)
Qui il documento in pdf, da scaricare
INTRODUZIONE
La raccolta differenziata (RD) porta a porta può e deve essere migliorata, ma va difesa. È seguendo questa modalità di raccolta che si può cambiare il paradigma trasformando i rifiuti in nuove risorse. Sono le alte percentuali di rifiuti destinati al riciclaggio che permettono di innovare e cambiare rotta, rendere più sostenibile la società dei consumi.
Se la teoria è bella non si può tuttavia ignorare la pratica. E l’esperienza dell’ultimo anno a Parma, con l’introduzione del porta a porta spinto in tutta la città da parte dell’Amministrazione Pizzarotti (ma già le avvisaglie ci furono quando la giunta Vignali sperimentò l’eliminazione dei cassonetti dal quartiere Cittadella) ci dice che stiamo assistendo ad una crisi di rigetto verso la RD, da parte di una fetta cospicua di parmigiani che taglia trasversalmente tutte le fasce sociali: dagli stranieri alla Parma bene.
Ci siamo interrogati sui motivi, noi che siamo dei fautori della RD e del ciclo virtuoso dei rifiuti. Ci siamo chiesti perché questo tipo di raccolta porta a porta spinta, con l’eliminazione dei cassonetti indifferenziati, con l’attivazione del sistema di tariffa puntuale che premia con sconto in bolletta i cittadini che producono meno rifiuti, ha prodotto ottimi risultati e poche noie a Felino, Colorno, Montechiarugolo, Medesano, Noceto e ancora prima a Fidenza, invece a Parma città sta creando tanti problemi.
Prima di entrare nel merito delle risposte, riteniamo doveroso rendere merito all’Amministrazione Pizzarotti di aver avuto il coraggio di pianificare e rendere operativo il porta a porta spinto nella nostra città, prima tra quelle di dimensioni medie, non fermandosi a traccheggiare come purtroppo continuano a fare le altre città dell’Emilia-Romagna. Va dato atto anche a Iren di aver supportato e non ostacolato questo processo che, con lungimiranza, può fornire all’azienda un know how specifico che la porti oltre la politica speculativa dei Cip 6 (gli incentivi per la produzione di energia) degli impianti di smaltimento.
Detto questo bisogna cercare di analizzare perché la RD spinta a Parma non sta funzionando come nelle aspettative.
Innanzitutto occorre evidenziare come il dibattito sia un po’ distorto poiché si sta parlando in assenza di dati e sulla base delle suggestioni delle immagini di rudo abbandonato. Questo è un limite della società dell’immagine e della percezione individuale che, non solo in campo ambientale, tende a dare giudizi travalicando i dati di realtà. Anzi, spesso trasformando i pre-giudizi in realtà autoavverantesi.
I DATI, UNA NECESSITA’
Bisognerebbe, appunto, partire dai dati. Ma i dati non ci sono. Tale non può essere considerato la percentuale (66%) diffusa da sindaco e assessore all’ambiente nei giorni scorsi. Sicuramente è una buona percentuale e non va taciuta, ma è un dato molto parziale e non permette di dare un giudizio assennato.
Per capire se questo 66% è buono oppure no occorrerebbe avere tutti i dati della raccolta rifiuti o, almeno due dati e, questi, su cifre assolute: il primo è a quanto ammontano i rifiuti da spazzamento. Si tratta di quei rifiuti generici che sono raccolti, in estrema sintesi, dallo spazzamento ossia dalla pulitura delle strade, dei fossi e dei bidoni rossi sui marciapiedi. Pensiamo non sfugga a nessuno che, da diversi mesi, i bidoni stradali rossi (alle fermate degli autobus, nei parchi, ecc.) trabocchino di sacchetti di rifiuti “casalinghi” . Ecco, occorre questo dato, paragonato con quello degli anni precedenti, per farsi una prima idea appropriata per smentire, o di converso, avvalorare l’ipotesi che una parte del residuo indifferenziato sia transitata verso lo spazzamento (che va tutto all’inceneritore, per intendersi). Il secondo dato che sarebbe utile sapere – sempre in termini numerici, cioè in chilogrammi – è quanto pesa la raccolta extra dei rifiuti abbandonati nei vari punti della città dove si formano le microdiscariche. Vi è un apposito servizio con camioncini che hanno questo compito specifico, di ripulire tutto, con operatori che quindi buttano tutto assieme: sacchi neri, impropri del tutto, e sacchi gialli, magari riempiti correttamente di barattoli e plastica ma esposti in giorni sbagliati. Questo è un servizio necessario ma che sconcerta i cittadini.
Ecco, sarebbe utile conoscere il peso di questa raccolta e sapere di quanto incide sul totale dell’indifferenziato. Questo per farsi un’idea se sia un problema grosso o marginale. Inoltre, essendo in buona parte materiale secco, è utile sapere anche se il preselettore TMB che deve precedere il forno inceneritore, è già in funzione e se riceve questo materiale e, in caso positivo, quanto ne viene recuperato e quanto rimane come scarto.
L’IMMAGINE E IL DECORO
C’è poi la questione dell’immagine e del decoro. A colpire l’immaginario collettivo sono – e non potrebbe essere altrimenti – i cumuli di sacchi e sacchetti variopinti, abbandonati nelle strade specialmente vicino alle campane del vetro. Sono, obiettivamente, immagini di bruttezza e che inficiano il decoro della città.
Questo è probabilmente uno dei due punti (l’altro sono le modalità tecniche di separazione ed esposizione dei rifiuti, in capo ai cittadini, di cui parliamo dopo) che sta danneggiando la reputazione della RD.
Nel valutare il decoro conta molto la percezione soggettiva. Nella media italiana Parma era una città pulita fino a pochi anni fa. Poi, complici le casse vuote del Comune e i tagli ai servizi, la cura e pulizia della città è diminuita. Ci sono scritte sui muri ormai triennali; in alcuni piazzali minori del centro, ma abbastanza frequentati, si trova una sporcizia atavica (ad esempio: Rondani, Borri e D’Acquisto, quest’ultimo anche a causa dell’infelice riqualificazione del 2010 che lo ha riempito di interstizi che sono ricettacoli di “rudo”).
A questo “substrato”, già non invitante, si aggiungono i sacchi e sacchetti (e i rifiuti ingombranti quando il caso) lasciati in strada per la raccolta. Anche quando questo avviene nei giorni prestabiliti la sensazione – percettiva, ripetiamo, ma non per questo meno influente sulla formazione del giudizio personale su come vanno le cose – è di disordine e incuria. Per certi versi è inevitabile che passando dai cassonetti (chiusi) ai sacchetti venga a risaltare questo aspetto. Il problema sarebbe marginale se i sacchi fossero raccolti in un paio d’ore. Diventa sgradevole se l’esposizione dura anche cinque o sei ore, nella fascia diurna e ancora peggio se questa attesa si verifica il venerdì o il sabato sera in centro storico, per motivi evidenti su cui si può sorvolare.
REGOLE TROPPO RIGIDE ?
In più si aggiunge il problema di “inciviltà”, ossia di chi abbandona i sacchi in dispregio delle regole.
Tuttavia il vero interrogativo pare essere questo: è solo colpa di chi non rispetta le regole oppure le regole sono troppo rigide e portano, facilmente, alla devianza? Spesso, si dice, che la verità sta nel mezzo e noi crediamo che anche in questo caso, i motivi siano dall’una e dall’altra parte. C’è senz’altro chi ha un atteggiamento menefreghista e – ripetiamo – siamo convinti che sia trasversale a tutta la società. E, purtroppo, non si tratta di casi isolati ma, in base ai dati del Comune, di almeno 5.000 persone.
Ma, d’altro canto, va anche considerato che le regole imposte dall’Amministrazione Pizzarotti, pur in una realtà già abituata a fare la differenziata, hanno provocato molti disagi. Adesso ogni famiglia deve fare una separazione, in casa, di 5 materiali. Inoltre deve tenersi, in casa, per almeno una settimana il materiale separato (tre giorni per l’organico). Questo comporta spazi (che non sempre ci sono) e organizzazione.
E soprattutto un approccio culturale nuovo, che considera i rifiuti come materie seconde da recuperare e non scarti di cui liberarsi disinteressandosene. Diventa necessaria, quindi, anche una disposizione ad un piccolo sacrificio personale per cambiare i propri comportamenti e abitudini. Come sappiamo questo non è sempre facile e, per alcune tipologie di rifiuti (es. pannolini e intimo), è decisamente arduo.
In definitiva riteniamo che la giunta di Parma abbia fatto bene ad attuare il porta a porta spinto – come già avvenuto in comuni parmensi e in altre città italiane – ma di fronte al rischio di rigetto sia opportuno discutere, serenamente, se e quali modifiche apportare.
Una proposta di cui si discute negli ultimi giorni è quella di cassonetti interrati accessibili con tessera personale, in centro storico. Ci pare una proposta poco convincente sul piano dei costi, della realizzazione (paventiamo già comitati di abitanti contrapposti sulla localizzazione delle isole interrate) della gestione, del rischio malfunzionamento e dell’effettiva tenuta della RD.
Noi crediamo che, prima, vada rimesso in discussione il sistema della tariffa puntuale. Il rischio di disequilibri, allo stato attuale, è molto alto, con il rischio che a pagare meno siano i furbetti rispetto agli onesti. Per questo chiediamo una moratoria della tariffa puntuale, rimandandone l’applicazione al 2016, e valutando modalità alternative.
UNA PROPOSTA: TARIFFA PUNTUALE SU BASE VOLONTARIA
La proposta che avanziamo, in sintesi, è quella di studiare un sistema di tariffa puntuale su base volontaria dove, per chi aderisce, le regole prevedano un incentivo forte, ossia il 50% in meno della tassa, e che siano tagliate su misura di famiglia nel registrare i dati (tot sacchi gialli e tot vuotature di bidone grigio in base al numero dei componenti e di altri fattori, età, esigenze sociali, ecc. ). Chi non vuole aderire pagherà la tariffa piena, ma con una tipologia di raccolta semplificata, tramite bidoni grigi condominali, esposti anche due volte la settimana.
Un’altra discussione che va aperta, anche questa serenamente, è sulla raccolta di plastica e barattolame. La popolazione è divisa tra chi preferiva il bidone giallo e chi invece gradisce il sacco giallo. Crediamo sia opportuno verificare bene i pro e i contro di tale soluzione.
C’è poi un problema che va risolto e che avevamo già segnalato, invano, in occasione del periodo pasquale e che si è riproposto maldestramente per la festa della Repubblica. Intendiamo la RD di carta, organico e sacco giallo nei giorni festivi infrasettimanali. Questo punto va risolto. Crediamo che la RD vada compiuta ugualmente – saltando solo le giornate di Ferragosto e Natale – o, al limite, fatta in modalità recupero il giorno dopo.
Altrimenti si creano cumuli a ogni palazzo, che rimangono una settimana intera. Su questo – la RD nei giorni festivi infrasettimanali – va fatta informazione preventiva ai cittadini e, è da sottolineare, non basta la comunicazione ai media, ma ci vuole informazione capillare preventiva.
CHIAREZZA SULLA DICOTOMIA RACCOLTA DIFFERENZIATA / INCENERITORE
Certo un cittadino fa fatica a comprendere questo sforzo quando sullo stesso territorio è presente un inceneritore di dimensioni doppie al fabbisogno, che solo in un’ottica di servizio ad altre province acquista senso. Ma questo è in contrasto con quanto affermato negli anni passati in cui l’impianto di Ugozzolo veniva “venduto” come impianto solo per i rifiuti locali.
Questa linea è ancora asseverata dalle forze politiche locali che in buona parte però, nelle osservazioni al Piano regionale rifiuti, si ritrovano concordi nel chiedere un ridimensionamento, nel breve termine, a 4 inceneritori (anziché gli otto attuali) presenti in Regione. La cosa è naturalmente possibile e auspicata anche da Legambiente, ma bisogna che la classe politica locale abbia l’onestà di dire che gli impianti rimanenti (tra cui quello di Parma, di ultima generazione) dovranno farsi carico dello smaltimento dei rifiiuti residuali dei territori vicini, che chiudessero inceneritori e discariche e purché a fronte dell’estensione della raccolta differenziata porta a porta. Questo chiaramente fino a quando l’innovazione tecnologica e le azioni di riduzione rifiuti non permetteranno il superamento totale degli impianti di smaltimento.
Crediamo che lo sforzo debba andare nel sottolineare come l’alta raccolta differenziata servirà a chiudere il prima possibile discariche ed inceneritori, nonostante le aspettative delle aziende proprietarie degli impianti.
CAMPAGNA INFORMATIVA E DI EDUCAZIONE
Non è che sia mancata l’informazione sull’avvio e le modalità della RD. Tuttavia ci rendiamo conto, parlando con i cittadini che lamentano disservizi e con chi “trasgredisce” le regole, che tuttora c’è un deficit informativo in buona parte dei cittadini. Crediamo sia necessario un investimento su campagna comunicativa, sia di informazione sia educativa per favorire il diffondersi di una nuova cultura, consapevole del cambiamento da attuare nei comportamenti personali, per trasformare i rifiuti in risorse. In quest’ottica va senz’altro realizzato del materiale anche in lingue straniere, almeno in francese, inglese e arabo, ma anche in albanese, rumeno, moldavo coinvolgendo a tal fine le comunità straniere presenti a Parma.
Vanno poi programmate azioni di riduzione rifiuti che vadano a incidere nella Gdo (iper e supermercati) e nelle feste e sagre di quartiere per indirizzarle a comportamenti virtuosi, recuperando l’iniziativa delle Ecofeste promossa dalla Provincia di Parma qualche anno fa.
LA REPRESSIONE COME ULTIMA RATIO
Gli atti di inciviltà vanno sanzionati, senza dubbio. Tuttavia, ribadiamo la nostra convinzione che in questa fase sia preferibile spendere più tempo e risorse per informare ed educare. La sanzione va affibbiata nei casi recidivi.
SEGNALARE GLI ABBANDONI DI RIFIUTI ALLE GUARDIE ECOLOGICHE
Rimane il tema dei “menefreghisti”. Ricordiamo che Legambiente, tramite le Guardie ecologiche, è parte attiva, grazie ad una convenzione attivata dall’Amministrazione Comunale, nel verificare le situazioni di abbandono rifiuti. In due mesi abbiamo verificato sul campo oltre 50 segnalazioni. Per ogni uscita è stato compilato un rapporto, inoltrato di dovere al Comune segnalando, laddove il riscontro è stato possibile, i cittadini da sanzionare.
Molti cittadini hanno chiamato in sede Legambiente per segnalare problemi puntuali di abbandoni rifiuti. Invitiamo tutti a continuare a farlo, anche utilizzando la nostra pagina facebook o l’indirizzo email gela@legambienteparma.it .
Riteniamo che le sanzioni siano uno strumento utile per reprimere i comportamenti in malafede che vanno a danno dei cittadini rispettosi delle regole. Tuttavia bisogna procedere con cautela e non adottare una linea dura indiscriminata, senza apportare, di converso quei miglioramenti necessari, alcuni dei quali abbiamo descritto sopra.
In conclusione l’impegno che Legambiente si prende è quello di continuare a sostenere la RD pur ritenendo necessario un confronto e un ascolto dei cittadini, che sia finalizzato ad apportare miglioramenti e – nel caso – anche significative modifiche.
A tal scopo ci prendiamo l’impegno di organizzare un incontro di tipo seminariale, in autunno, in concomitanza con Puliamo il Mondo, per analizzare l’esperienza in atto a Parma sentendo tutti i protagonisti, paragonando la nostra situazione con quello che accade altrove e formalizzando proposte e correttivi.