Almeno il 1° maggio possiamo immaginare un mondo del lavoro diverso..

lavoroArticolo di Caterina Bonetti.

Almeno il 1° maggio possiamo immaginare un mondo del lavoro diverso.
Un mondo dove merito e preparazione vengono riconosciuti.
Un mondo dove esiste un’imprenditoria in grado di considerare il lavoro un’opportunità di crescita comunitaria e non di arricchimento personale.
Un mondo dove l’innovazione miri a rendere più efficiente il sistema lavoro, ma non per aumentare esponenzialmente produzione e guadagno, ma per garantire una superiore qualità della vita a chi vive del suo lavoro.
Un mondo in cui la parola “conciliazione” non sia la versione sindacale della “pace nel mondo” di un concorso di bellezza.
Conciliazione di tempi di lavoro e vita, che è fatta di famiglia e figli, di assistenza agli anziani, ma anche di passioni, interessi, giuste aspirazioni esistenziali di ognuno.
Perché fare un lavoro appassionante e nel quale ci si realizza come persone è qualcosa di eccezionale, ma sempre di più un lusso. E allora non si può pensare di negare alla maggioranza della popolazione il diritto alla ricerca di felicità e realizzazione.
Per questo servono un equo compenso, garanzie sociali e soprattutto tempo. Il tempo per far bene e con impegno il proprio lavoro, il tempo per curare tutto il resto ed essere ciò che si è in modo completo.
E non si tratta di ragionare di “decrescita felice”, ma di considerare tutti gli elementi che concorrono a definire il benessere di un paese. Tutti e non solo il PIL che è solo una parte della questione.
Per fare questo servono politiche adeguate, ma anche imprenditori adeguati. La responsabilità non è solo politica.

Buon 1° maggio a tutte e a tutti.
Soprattutto a chi un lavoro non ce l’ha, soprattutto a chi, per tenere il suo lavoro, è costretto a rinunciare a un pezzo sempre più grande di sé stesso.

La fabbrica non può guardare solo all’indice dei profitti. Deve distribuire ricchezza, cultura, servizi, democrazia. Io penso la fabbrica per l’uomo, non l’uomo per la fabbrica, giusto?
(Adriano Olivetti)

Caterina Bonetti

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